Date: 1998/02/11 10.32
From: "F.M. Sharpe" <fmsharpe@tin.it>
To:
L'altra sera ho ricevuto una visita inaspettata. Un mio caro amico, che non vedevo da anni. Il lavoro lo porta a viaggiare molto e durante uno di questi viaggi si è imbattuto in un documento assai interessante (almeno spero). Io, tuttavia, non gli credo per intero e sospetto che l'abbia scritto di suo pugno........Non posso dirvi né il nome dell'amico né il presunto luogo di ritrovamento ma credo di non fare torto a nessuno (anzi casomai del bene alla comunità di pathos), nel divulgarne l'enigmatico contenuto. Si tratta di una storiella molto carina.
Dott.Francesco Perhas
"...................Ero alla Locanda del Camaleonte Daltonico quella sera. Un locale buio, aspro e anche un pò macabro. Avevo già provato ad entrare al Cimabue o al Re di Puglia ma neanche uno nano vi sarebbe entrato. Erano stracolmi di gente come una clessidra di sabbia. Volevo abbordare quella sudata cameriera in modo originale; tipo..."senta signorina, mi prenderà per un dialettico ma che mi risponde se le dico asintotico..?". Era bella come una concubina del diavolo, come una vestale con quel suo camicione che faceva letteralmente impazzire visto che non lasciava spazio all'immaginazione.
L'idea però mi passò subito appena vidi tre ragazzi, di "buona famiglia", sfottere un marocchino. Mi è sempre sembrato ingiusto chiamare genericamente marocchini persone che in realtà hanno poco a che vedere con quel paese. Perlopiù si tratta infatti di algerini, sudanesi, nigeriani, nativi del Senegal o della Costa d'Avorio. Fatto sta che quella sera il suo unico torto era stato offrire accendini dalle forme assurde. Avevo visto "Leon" quel pomeriggio al cinema e avevo incontrato una vecchia amica tornata da una città della provenza. Nimes, Arles, Carcassonne o Montpellier, non ricordo il nome.
Non era comunque serata da conversazione, faceva caldo e in modo disumano. Era un caldo torrido, africano. Goal. C'era l'Italia alla televisione e la voce di Pizzul annunciò il vantaggio. "Ma l'Italia sta insistendo, preme ancora.......". La cameriera era al tavolo vicino. Incisi una esse e poi una effe sul tavolo di legno con una moneta da cinquanta del 1949, un mio portafortuna. "Oserò mai nella mia vita? Avrò il coraggio di superare il dolore, la paura, la timidezza e finalmente cominciare a VIVERE? Forse sì ma non questa sera , sono troppo molle..." Lei era lì con quel suo pallore immacolato, un viso d'altri tempi. Era uscita da una poesia di Saffo? Era nata da una metafora? Era un Amen, un arcano enigma?
Ero circondato da archetipici uomini da Pub. Volti da regolamento di conti. Le note che uscivano dal pianoforte antidiluviano sembravano plasmare allitterati non sensi. Le note...., sempre sette,le stesse da secoli. Ma che differenza tra quelle che avevo sentito io nei monasteri e quelle di quella sera. Avevo pagato subito, appena la cameriera aveva portato la mia "Leffe" chiara. Per questo, finito di contemplarne il fondo, mi alzai e mi avviai direttamente verso la porta con su scritto exit. Fuori era ormai buio, tirava vento. Alzai il bavero della giacca e misi le mani in tasca. Le dita della mano destra avevano accarezzato qualcosa di liscio e freddo. Lo estrassi subito e allungai il passo fino al lampione per veder cosa fosse................."
Questo è quanto, fateci cosa volete, potete anche scaricarlo nel cestino ma io ci penserei 2 volte. A me è stato molto utile.....