Digio ed Enrico -- Re: R: R: [pathosNET] E' bene che tutti i Fratelli sappiano

Date: 1998/07/21 15.58
From: Digio ed Enrico <digio_enrico@yahoo.com>
To: PathosNET@pathos.it






---Elio <Elio.Amicarelli@posta.akros.it> wrote:
>
> Io sono rimasto perplesso.
> Non deve passare inosservato un particalare importante. Il colpevole
è stato impacchettato
> e consegnato. Perchè?
> Azzardo l'ipotesi che l'autore del regalo non sia un "amico" del
Pathos e cha abbia secondi
> fini.

Hai ragione, ma è presto per dare giudizi. Attendiamo altri messaggi
del sedicente Uomo che Fuma.
>
> La seconda che abbiamo abboccato ad una amo.

Da escludere. Abbiamo vagliato attentamente le parole e la mente del
nostro prigioniero. Era l'assassino. Era folle. E' chiaro che chi ce
lo ha consegnato vuole qualcosa da noi. Cosa, lo ignoro.

> Kolosimo ha detto giustamente.
> > Forse gli uomini hanno diritto a una propria giustizia.
> > Forse la legge e la giustizia del Pathos non si applicano agli
uomini.
> Riteniamo valida l'idea che è un delitto accidentale e non diretto
per colpire Pathos, questo
> per me pone il delitto sul piano umano e non "Pathologico".
> Per i nemici di Pathos mi sembra giusto che ricade sopra di loro la
nostra giustizia, per i
> crimini umani invece mi sembra giusto applicare la giustizia umana.
>
Mi dispiace, Elio, capisco il tuo punto di vista ma non lo condivido.
Se qualcuno trucidasse tua madre o tua sorella o tuo figlio in una
maniera come quella in cui è stato trucidato Giuseppe, forse -dico
forse- ti saresti comportato in maniera più sanguinaria di quella in
cui mi sono comportato io. C'è una legge anteriore a qualunque altra.
E' la legge naturale. Io ho seguito quella legge. Potete essere o meno
d'accordo con me. Non mi farete cambiare idea, nego a chiunque il
diritto di giudicarmi per quello che ho fatto. La colpa, se c'è,
riguarda solo la mia coscienza.

Giuseppe era mio amico, mio fratello, mio figlio, mio compagno, era la
persona che più mi è stata vicino in millenni di ricordi frammentari.
C'è sempre stato un Giuseppe accanto a me. E mi è sempre stato tolto.

Leonardo Di Giovanni
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