Silvia Brunati -- [pathosNET] Antartide : Disperazione e Ira

Date: 1999/02/01 20.28
From: Silvia Brunati <sbrunati@corelli.nexus.it>
To: PathosNET@telemaco.telemaco.it


R3-

Ho sempre sostenuto che farsi prendere dalla rabbia e' la cosa peggiore che
chiunque possa fare, Immortale, Mortale che sia. Ragionare, cercare di
studiare con calma le cose, pensare a quello che si sta' facendo e perche'
lo si sta' facendo e' stata da sempre la fonte principale delle mie
ispirazioni. Ho sempre detestato la violenza e le manifestazioni della forza
bruta, fisica o legata a potere, che sia. Le mie carte sono da secoli state
la mia principale fonte di riflessione, non che io le abbia tutte le volte
sapute interpretare, ma hanno avuto sempre un significato importante nella
mia vita e l'hanno sempre condizionata volente o non volente che io fossi.
Gli uomini sono sempre stati la mia preoccupazione principale, il motivo per
cui ho sempre fatto tutto quello che ho fatto.
In Antartide, per la prima volta in tutta la mia lunga vita, non ho provato
alcuna emozione. Osservavo i Mortali che mi accompagnavano con la stessa
indifferenza con la quale avrei guardato un sasso, per la prima volta, da
quando ho raggiunto la consapevolezza di me stessa, ho guardato agli altri
come se essi non fossero niente, come se quello che sono stata nei secoli di
sonno, le persone in cui ho vissuto, quelle che ho amato e che mi sono state
vicine, non mi avessero lasciato dentro nulla. Ho visto me stessa e ho
trovato il vuoto.
Stefano era il mio contatto con la realta', lui mi richiamava quando ero
troppo distante, mi riportava alla vita. Era entusiasta, allegro, pieno di
verve, era riuscito, sicuramente meglio di me, a far credere a tutti che
veramente stavamo organizzando il campo per una spedizione che sarebbe
giunta successivamente, che eravamo li' per un documentario, che volevamo
fare un lavoro di tutto rispetto per la natura e per il posto in cui ci
trovavamo.
Non era molto, ma abbastanza perche' io mantenessi un sottile collegamento
con l'umanita' grazie a lui.
Stefano, dato che era umano e molto piu' attivo di me, era impaziente,
voleva scoprire, sapere il perche' avevamo trovato quei cadaveri cosi'
conciati...Ma sto' correndo troppo...
Siamo arrivati nelle vicinanze della base russa in Antartide il 3 Gennaio
1999 e non c'era nulla, pochi resti dell'incidente aereo che ci aveva
condotti li', nessun segno di passaggi recenti. Abbiamo stabilito il campo
in una zona che credevo protetta e sicura (questo e' stato il mio primo
errore) poi ho cercato piu' volte di contattare la seconda spedizione,
riuscendoci solo una volta, giusto il necessario per dare la nostra
posizione agli altri.
Poi, il 4 mattina, non avendo notizie, siamo entrati.
C'erano 5 corpi, orrendamente dilaniati, uno di quelli era Es.
Dal momento che non sono mai stata un'eroina, ho ritenuto meglio ritirarci,
non sapevo cosa fosse successo, ma non avevo alcuna intenzione di scoprirlo.
Ho detto a Stefano che avremmo aspettato gli altri, che non era il caso di
rischiare e ho commesso il mio secondo errore.
Presa com'ero dalla mia situazione particolare, non mi sono accorta che
Stefano acconsentiva troppo facilmente, senza protestare (com'era suo
solito), senza dire nulla...
Il 21 gennaio, dopo molti giorni passati a scattare foto e a far finta di
scegliere i posti migliori per girare il documentario, ero ormai tranquilla,
gli altri sarebbero arrivati a breve e avremmo agito di concerto. La mia
testa era altrove, i miei pensieri concentrati su altro, ignoravo le persone
che mi circondavano...E questo e' stato il mio terzo errore.
Quella notte mi hanno svegliata le urla. Grida terribili di dolore, di
terrore, di paura profonda. Ho visto un uomo venire diviso in due in pochi
secondi, un altro sparare al vuoto per poi soccombere anche lui. Schizzi di
sangue mi hanno colpita e poi quella...Cosa...si e' girata verso di me. Ho
afferrato una lampada ad olio e gliel'ho lanciata contro, ho gridato
cercando di sottrarmi a quella massa che mi stava coprendo, mi strappava le
carni, mi lacerava il petto...Poi c'e' stato il nulla e lacrime di un uomo
che continuava a sparare anche se aveva finito i colpi.. Sparava contro
cosa? Non c'era piu' niente...Tranne sangue... dolore... morte... terrore...
Ho chiuso gli occhi e ho lasciato che il tempo scorresse, ringraziando la
Fortuna di essere viva..di respirare ancora...Poi mi e' venuto in mente
Stefano...dov'era? Che cosa gli era successo??? Ho perso i sensi.
Poi ricordo solo momenti di lucidita' a momenti in cui la morfina mi
stordiva. Il dolore delle ferite e della vista del corpo immobile della mia
Alterazione...del mio amico, accanto a me. La corsa sui ghiacci. Gli sguardi
terrorizzati dei miei accompagnatori, le guide, gli uomini che erano
sopravvissuti, che si muovevano senza mai fare una pausa, lanciando
continuamente razzi, cercando di contattare qualcuno via radio....Poi uno,
due aerei, voci che mi rassicuravano che andava tutto bene, in un inglese
stentato, voci russe.
Poi il vuoto, il silenzio...la Siberia...

Chiudo qui questo interminabile racconto, non ce la faccio, non posso piu'
nemmeno guardare i vecchi messaggi di Stefano senza rivedere quel corpo
straziato, quel viso terrorizzato...Io non credo di farcela a sostenere quel
peso..Io non posso farcela a sostenere quel ricordo...Scusate..Mai piu', lo
giuro, considerero' nulla cio' che e' vivo...mai piu'..


Deifobe




Back to Index ...