Date: 1999/06/18 14.13
From: Franco Malatesta <quasimodo53@yahoo.com>
To: PathosNET@pathos.it
Un giorno ho sentito questa frase:
"Cosa ne e' stato di tutto il dolore che abbiamo
creduto di soffrire da giovani?"
Poi ho riletto l'"Elogio della dimenticanza" di
Brecht:
"Buona cosa e' la dimenticanza!
[...]
Chi e' stato sbattuto a terra sei volte
come potrebbe risollevarsi la settima
per rivoltare il suolo pietroso,
per rischiare il volo nel cielo?
La fragilita' della memoria
da' forza agli uomini."
Ma questa non e' la mia risposta.
Io (non solo io) ho le mani sporche del sangue di
molti. La legge, il mio figlio prediletto, ha inciso
nella storia dell'uomo rivoli di ingiustizia e
prevaricazione, di falsita', errore, disperazione e
morte.
Cosa dovrei fare?
Dimenticare?
Forse dovrei rendere insensibile il mio animo?
O rimanere schiacciato sotto il peso di generazioni
senza nome che anch'io ho condannato, ho venduto, ho
sacrificato?
No.
Mai.
Io accetto il mio destino, accetto il prezzo da
pagare, accetto su di me il peso dell'errore.
Ma voglio trasformarlo in motivo per andare avanti.
Voglio credere che ci sia, ancora, la possibilita' di
dare un senso a tutto questo dolore.
Ho accolto i Nati Morti dentro di me.
Mi si dice che "l'indizio della tua ignoranza e'
l'intensita' con cui credi nell'ingiustizia e nella
tragedia" (Bach).
Cosa si vuole da me?
Che mi sieda e osservi lo spettacolo, con in mano i
pop-corn?
Che mi dica "l'hanno voluto loro, il dolore, l'hanno
accettato, hanno accettato che gli fosse imposto"?
Allora si', allora me ne andrei.
Lascerei questo mondo, questa realta', questo uomo che
ancora non capisco (io!), e me ne andrei.
Ma questa non e' la mia risposta.
Io restero'.
Anche per i morti del Cermis.
Anche per diciassette anni di carcere.
Io non voglio piu' sentire nei miei sogni il lamento
dei bambini deformi:
"Padre, padre, perche' ci hai abbandonato?"
Franco
il padre della legge
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