Sinergo s.a.s. -- [pathosNET] I: [Arkadia] Il limitare del bosco

Date: 2000/04/17 06.57
From: "Sinergo s.a.s." <sinergosas@libero.it>
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Sent: Friday, April 14, 2000 3:13 PM
Subject: [Arkadia] Il limitare del bosco


Quando Misha prova a sparare notate tutti l'mpatto dei proiettili con
il suolo soffice: sembra che funzioni, ma chi di voi è addestrato a
usare le armi percepisce un leggero disagio, come se ci fosse un
particolare con riesce a mettere a fuoco, qualcosa di stonato, ma
estremamente difficile da percepire.

Scendete leggermente distanziati tra voi, l'erba sotto i vostri piedi è
soffice e verde e l'aria ha un profumo frizzante. Appena un po' più in
basso cominciate a udire le voci: alcune acute miste a risate e una
decisamente maschile e arrabbiata. La vista vi viene presto in aiuto:
vedete un centauro nero come la notte circondato da una decina di
piccoli esserei volanti. L'uomo-cavallo è decisamente imponente:
contate che possa misurara quasi due metri al garrese (insomma,
dove comincia il busto umano), ha una grossa spada legata sulla
schiena e più in basso un'arco con relativa faretra. I capelli
scendono fluenti sotto le spalle e sono dello stesso colore del
manto, eccettuata una ciocca consistente di colore blu. Gli esseri
volanti sono alti circa venti centimetri, ali traslucide da libellula e
corpi decisamente femminili e nudi.
Stanno palesemente litigando col centauro contendendogli quella
che vi sembra una grossa conchiglia di cristallo. Improvvisamente
l'oggetto scappa di mano e vola in aria nella vostra direzione. Siete
ancora troppo lontani per fare qualcosa che non sia osservare l'arco
di parabola e l'oggetto che si infrange al suolo disperdendo cristalli
tutto intorno a sè. Per un attijmo l'aria sembra immobile, i vostri
sguardi si incrociano per la prima volta, le piccole ninfe alate vi
indicano e cominciano a urlare cacofonicamente che siete stati voi,
che la colpa è vostra se si è rotto, che hanno fatto di tutto per
prenderlo al volo. Trenta secondi di caos assordante,
inimmaginabile per quegli esseri così piccoli, infine il centauro
inpenna e vi colpisce il pensiero che possa caricarvi al galoppo.
Fortunatamente ricade semplicemente verso il suolo, uno degli
zoccoli colpisce con violenza una pietra: ne scaturisce un lampo e
un tuono, la terra trema leggermente. Le ninfe si zittiscono.
"Il vostro nome stranieri, le vostre intenzioni, la fazione per cui vi
schierate" sono le uniche parole che escono dalla bocca del mezzo
uomo; le fate riunite poco più in là vi guardano attente. L'aria è
carica di attesa.


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Da questa selva non bramar d'uscire: qui resterai qual che sia il tuo
desire.
Non comune è il mio grado tra le fate; nella mia pompa è ancella ognor
l'estate;
ed io t'amo; perciò vieni con me.
Chiamerò gli elfi per badare a te: perle ti recheranno essi dal mare,
e giacendo sui fior, li udrai cantare.
Ed io te sgombrerò di scoria greve, per renderti qual spirto aereo lieve.
W. Shakespeare


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