Date: 2000/05/16 10.55
From: Franco Malatesta <quasimodo53@yahoo.com>
To: PathosNET@pathos.it
Per come la vedo io, l'argomento "amatori o
professionisti" e' tutt'altro che risolto.
Tanto per cominciare, cerchiamo di sgombrare il campo
da alcuni equivoci:
- professionisti non vuol dire "mercenari,
stereotipati, impersonali, statici"
- amatori non vuol dire "estrosi, disposti al
cambiamento, innovativi, sperimentali"
Pensate semplicemente alla creazione di un'opera
d'arte: Michelangelo, Rossellini, Mozart erano
professionisti.
Passando a noi, per Pathos amatori vuol dire porre
l'accento sulla comunita', una comunita' di persone,
ciascuna con i suoi pregi e difetti, con le sue
idiosincrasie, con la sua faccia. Il gioco viene dopo,
come prodotto della (piu' o meno) libera interazione
tra queste persone. E' soltanto un linguaggio comune o
poco piu', una base d'incontro. Pathos vive di cio'
che ciascuno liberamente, e a modo suo, e' disposto a
dare, e' capace di dare.
Per Pathos, professionisti vuol dire un'organizzazione
finalizzata alla creazione e gestione di un gioco (e/o
di un esperimento). Vuol dire che viene preso un
impegno preciso e vincolante, soprattutto nei
confronti dei nuovi giocatori. Vuol dire che chi viene
meno a questo impegno fa cadere il motivo stesso della
sua presenza in Pathos. Vuol dire che serve
un'organizzazione tendenzialmente forte che garantisca
il perseguimento dello scopo (il gioco Pathos) e che
si prenda la responsabilita' di cio' che non funziona.
Attenzione: qui non si parla di buona fede o di
imparzialita'. Tutto questo lo si da' per scontato, in
un caso come nell'altro.
Qui si parla di cosa deve essere Pathos.
Qui si parla della valutazione di situazioni che si
sono presentate e si ripresenteranno.
Ripeto quanto ho gia' scritto: in Pathos ci sono
master che iniziano le quest e non le finiscono,
master che si rifiutano di imparare il regolamento,
master che rimangono indietro nella timeline di
settimane, ci sono Note che non si fanno sentire per
mesi dalle loro Alterazioni, che riufiutano di
accettare Alterazioni, che non arbitrano quest.
Questa e' la realta', e con questo dobbiamo fare i
conti. Ormai Pathos ha tre anni. Non possiamo piu'
prenderci in giro e dire: cambiera', basta impegnarsi
solo un po' di piu', basta trovare una nuova alchimia
di nomi, funzioni, responsabilita'.
Finora Pathos ha avuto una struttura in R1 che si
rifaceva piu' o meno esplicitamente a quella della R3:
gli Eterni sono gli arbitri principali, poi vengono le
Note, infine le Alterazioni, con un degradare di
compiti e di responsabilita'. E' una struttura
finalizzata alla conduzione del gioco Pathos.
Ma sono nati problemi a non finire: che dire al
giocatore Nota X, che non ha mai masterizzato una
quest o si rifiuta di accettare Alterazioni? Cosi'
facendo danneggia l'organizzazione del gioco. Che dire
al master che rifiuta di uniformare il suo stile a
quello deciso nel regolamento? Praticamente non sta
nemmeno giocando a Pathos.
Se Pathos e' un gioco, un'organizzazione, questi
comportamenti non possono essere accettati.
Se Pathos e' una comunita', hanno diritto di
cittadinanza.
Ancora: il ruolo degli arbitri-Eterni. Oggi hanno un
ruolo sovraordinato a quello delle Note perche'
soprattutto in mano loro restano le redini del gioco.
Hanno il potere di prendere decisioni importanti per
la storia del gioco Pathos (bloccare il flusso
empathico da un lato, sospendere la R3 dall'altro). In
cambio, e' giusto aspettarsi da loro una maggiore
"professionalita'"? E' giusto indicarli come
responsabili piu' o meno di tutto cio' che in Pathos
non funziona? E siamo sicuri che davvero gli Eterni
abbiano ancora il potere di dirigere davvero Pathos in
una direzione piuttosto che in un'altra?
E' su questo che dobbiamo decidere.
E non crediate che sia una scelta scontata.
E' molto piu' faticoso e impegnativo essere una
comunita', essere "amatoriali". Perche' vuol dire
assumersi tutti, e in parti eguali, la responsabilita'
di Pathos. Vuol dire rinunciare al diritto di
pretendere dagli altri piu' quanto non pretenderemmo
da un amico. Vuol dire rinunciare al capro espiatorio.
Rinunciare alla guida. Vuol dire prendere un impegno,
fare una scommessa, e rinnovarla ogni giorno. Vuol
dire dare a ciascuno il potere di infrangere Pathos,
semplicemente smettendo di crederci. Vuol dire, almeno
per me, crescere. E crescere raramente e' piacevole, e
non e' mai facile.
Angelo
P.S.
Alessandra Areni ha scritto:
> Precisazione:
> Alessandra Areni non e' piu' Catastrofe da quasi un
anno.(1)
Assente giustificata, quindi ;-)
Intanto pero' continuano a mancare all'appello:
Fabrizio Ermini, Kronos
Mauro Teragnoli, Fortuna
Piermaria Maraziti, Discordia
Laura Bucciolini, Desiderio
A.
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