Date: 2000/05/28 23.58
From: "Fabio di Callisto" <fgalimb@tiscalinet.it>
To: <PathosNET@pathos.it>
Approfittando delle ultime ore, prima che il gioco ricominci, butto li' una
riflessione che le molte discussioni di questi giorni, qui ed in privato, mi
hanno provocato.
E' sorprendentemente superficiale, e spero mi perdonerete....
Pathos ha vissuto, secondo me, tre fasi.
Nella prima, all'inizio, i giocatori erano pochi, e quasi tutti sconosciuti
tra di loro.
C'era la sorpresa di scoprirsi, c'era l'emozione di una forma-gioco nuova e
quasi completamente da costruire.
Era facile ricomporre i dissidi, tanta era la meraviglia e l'entusiasmo per
quello che si stava facendo.
Chi era critico, era considerato un corpo estraneo, penso a Giuliano
Pistolesi, per esempio.
Le regole di comportamento (una per tutte, la netiquette) erano molto
labili, e tutti, partecipi dello slancio, erano propensi a lasciar correre,
a fare uno sforzo in piu' per capirsi e per non creare malintesi.
I live erano bruttarelli ma stupendi, perche' permettevano di riconoscersi.
Si e' arrivati poi ad un primo allargamento del numero di giocatori:
inevitabile e da tutti auspicato, ha iniziato a creare i primi problemi.
Piccoli problemi, incrinature che ci avrebbero dovuto mettere sull'avviso...
Gli equivoci dovuti allo strumento primo di gioco, la e-mail, sono
aumentati.
Con l'allargarsi delle trame e del numero di personaggi coinvolti sono
aumentati gli interventi posteriori per mettere a posto le cose, forzature
certamente inevitabili ma percepite, per la prima volta, con una punta di
fastidio.
Per la prima volta alcuni di noi (per la verita' profeti non ascoltati, e
vorrei citare Roberto...) hanno sentito la necessita' di ricordare che
esistevano delle regole di comunicazione, e che la netiquette doveva essere
applicata.
Infine per la prima volta i giocatori hanno sentito una forte necessita' di
avere un quadro completo e coerente della narrazione: la Rivelazione di
Gubbio rispondeva ad una domanda insistita di tantissimi giocatori: Chi
siamo, da dove veniamo, dove andremo?
E veniamo alla terza fase.
Il numero di giocatori si e' ulteriormente allargato mentre gli strumenti
per controllare il gioco sono rimasti sostanzialmente quelli della prima
fase: 7 persone (nel frattempo uno se ne e' andato) impegnate a far correre
il treno sui suoi binari (anzi, decine di treni e ventine di binari...)
affidandosi esclusivamente alla comprensione, alla ragionevolezza, al
vissuto comune.
Ma oramai il vissuto comune era comune solo per una parte dei giocatori (la
minoranza?), la comprensione del Progetto Pathos era sempre piu' sbiadita,
ed infatti oggi alcuni scrivono per rivendicare a Pathos la non
specificita', di essere solo un GdR, solo un PBM qualunque.
Non suoni questo come critica, perche' non lo vuole essere.
E' bene che tutti noi si prenda coscienza che mentre all'inizio di Pathos
c'era una percezione sostanzialmente univoca (del gioco, non delle trame o
della storia..), ora non e' piu' cosi'.
I momenti di incoerenza sono aumentati, a causa del moltiplicarsi delle
trame e delle situazioni di gioco.
Per di piu', sono stati percepiti in maniera forse esagerata da quelli che
riuscivano ad avere una visione storica complessiva del Pathos per averla
vissuta in prima persona (chiamiamola la prima generazione, per capirci) e
da quelli che, essendo arrivati poco dopo (la seconda generazione),
l'hanno potuta rivivere con le relativamente poche teofanie o con le
relazioni facilitate con la prima generazione.
Ed infatti spesso si sente dire dai giocatori di terza generazione che e'
difficile capire il quadro complessivo, che i giocatori anziani sono una
specie di cricca, che si parlano linguaggi differenti, che si sta giocando a
giochi differenti.
E, come una Voce nel deserto, Roberto (e pochi altri) continuava a
sottolineare l'esigenza di una piu' ferrea applicazione della netiquette, di
un sistema di norme R1 che servissero a rendere possibile la gestione del
sistema Pathos, sempre piu' complesso e caotico.
E sia ben chiaro che sono stato uno di quelli piu' critici verso quello che
diceva Roberto, sicche' quello che dico non deve essere letto come un ve
l'avevo detto, ma come un porca puttana, avrei dovuto rifletterci di
piu'...
In questa analisi, come vedete, mancano tantissime cose, ed oltre ad essere
superficiale e' anche molto schematica.
E' pero un punto di vista su cui sarei molto curioso di sentire cosa ne
pensate perche' non se ne e' parlato molto, ma forse e' un punto (nel senso
uno dei punti) di partenza per la costruzione di PII, ora che sembra di
nuovo possibile pensare al futuro.
E poi volevo essere l'ultimo ad avere il permesso di scrivere in R1 su
Pnet...:-)))
Fabio Galimberti