Marco Lombardi
Sull'ambientazione
L'ambientazione del gioco narrativo mi sembra che si possa
assimilare al fondale del palcoscenico su cui si muovono gli attori,
i personaggi del P3MO. Non esplorerò tutti gli aspetti di questa
affermazione.
Nella narrazione, tanto più è definita nei dettagli
l'ambientazione e tanto più si staglieranno chiari le trame
dell'azione, i motivi, gli scopi, i retroscena. Se è definito il
mondo in cui si muovono i personaggi, la loro azione sarà sensata in
riferimento alle memorie del passato e alle speranze del futuro; di
più, il sistema delle azioni modifica la situazione sul palcoscenico
e col tempo lo scenario, cioè l'ambientazione stessa. Le azioni del
passato diventano l'ambientazione del futuro: è un meccanismo di
interferenza tra azione e storia e io credo che vada salvaguardato
per evitare, sul breve e lungo periodo, dei paradossi
pericolosi.
È vero che i dettagli dell'ambientazione condizionano le scelte
degli attori: se Romeo incontra Giulietta non potrà far finta di
nulla, Peter Pan e Capitan Uncino non andranno a bere assieme - a
meno di precise scelte narrative. L'ambientazione detta dei limiti,
inibisce alcune vie narrative, nega alcune tra le scelte possibili -
Paperone non si alzerà la mattina per regalare ad Amelia la 'Numero
1', per fare il simpatico con la sua arcinemica. I termini della
situazione condizionano il personaggio, limitano
il ventaglio delle scelte a un'ampiezza definita, non tutto è
immaginabile: molto si può far fare al personaggio, ma non
'qualunque cosa in assoluto'.
Basta collegare questa osservazione con quella precedente
riguardo all'accumulo delle azioni sull'ambientazione per notare che
con il proseguire degli eventi aumentano le limitazioni, tanto più
dura la narrazione a tanti più elementi inamovibili si stagliano nel
passato, nelle condizioni di partenza dell'azione del personaggio:
una narrazione coerente deve fare i conti con questo fenomeno. Vi
sono narrazioni che, per motivi commerciali, se ne ritirano: le soap
opera. L'obiettivo della soap è quello
di durare restando simile a sé stessa, per motivi che non
staremo a spiegare. La narrazione della soap opera è fine a sé e
basta, alla prosecuzione della narrazione senza dover andare a
incontrare nessun finale previsto al momento di cominciare.
Io sono tra i fortunati spettatori della prima puntata di
'Beautiful'. In quella puntata Brooke Logan stava per sposare quel
tipo col mascellone: Ridge, credo. Dopo oltre dieci anni troviamo
che Brooke non è riuscita a sposarlo in quell'occasione, ma ha
sposato piuttosto il fratello di costui, poi ha sposato il
mascellone e poi il padre di entrambi. Questo è successo più volte.
Brooke ha fatto dei figli un po' con tutti e adesso sono impegnati
in matrimoni e divorzi. Chi segue Beautiful - come mia sorella
-
ha i suoi buoni motivi e gli auguriamo tanto divertimento, io
però non sono interessato ad una storia il cui fine principale è di
contenere la pubblicità.
Credo che si possa cominciare a narrare una storia senza avere
un finale predefinito e portarla vanti in modo coerente evitando i
paradossi: questo è l'obiettivo della letteratura interattiva per
come mi interessa. Per sfuggire ai paradossi bisogna considerare e
accettare le regole della narrazione accumulata. Ciò che è successo
in passato va accettato dal narratore e meglio ancora va definito e
spiegato per la chiarezza, magari in un tempo successivo quando gli
ingredienti del segreto e della indeterminazione non saranno più
utili. Comunque si dovranno, di tanto in tanto, aggiungere e
accettare elementi certi e definiti che definiscano l'ambientazione.
Ciò che è successo, è successo: una volta svelato non può essere
ignorato. Se lo si fa e si cerca di narrare il presente per il
presente, non rispettando le conseguenze delle affermazioni passate,
si apre la porta ai paradossi.
Con una similitudine: la narrazione passata diventa il tronco
da cui si diramano nuove storie, allargandosi in una chioma. I nuovi
rami più in alto non possono distaccarsi da quelli in basso, a pena
di cadere via, diventano un'altra storia - incompatibile con la
prima in assoluto. Sarebbero storie incompatibili logicamente, che
riconoscono un diverso passato. Si separa allora la narrazione: sono
storie diverse, il loro mondo va a pezzi, i personaggi si trovano
separati dal paradosso come da un baratro sul
palcoscenico: sono diventati due palcoscenici diversi e solo il
fantastico può riunirli.
I paradossi che si presentino non possono essere ignorati,
quindi vanno prevenuti con intelligenza e creatività; quando
sorgono, allora si hanno solo tre strade: affrontarli subito con il
mettere mano alla sceneggiatura andando ad emendare gli errori ed a
eliminare i paradossi, ignorarli e entrare nella letteratura
dell'assurdo, oppure portare avanti la narrazione con dei trucchi e
cadere nel brodo senza senso delle soap opera, della storia
protratta solo per il motivo di protrarla.
Budapest-Canale Monterano 28 dicembre 2002-7 febbraio
2003
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