LA REPUBBLICA - LUNEDÌ, 01 MARZO 2004

 

Pagina 25 - Cronaca

 

Così i club di appassionati reinventano i personaggi della letteratura e del palcoscenico. La moda consacrata in una convention romana

 

Essere o non essere, meglio giocare

 

Boom delle performance "di ruolo" ispirate ad Amleto e al teatro

 

 

 

Si può scegliere di diventare via via subdoli o seduttori, crudeli o vittime

Nella fiction ci si deve muovere fra intrighi, amori, tradimenti e lotte per il potere

 

LOREDANA LIPPERINI


ROMA - Ammesso che, come scriveva Oscar Wilde, vi siano "tanti Amleti quante malinconie", esiste la concreta possibilità di diventare uno di questi Amleti. E persino di attribuirgli una caratteristica diversa dalla malinconia, di farlo diventare fanfarone come Falstaff, scellerato come Riccardo III o idealista come Bruto: in questo ultimo caso, è bene sapere che il suo obiettivo sarà quello di trasformare la monarchia danese in una repubblica democratica.
Naturalmente è un gioco: ma serio, come tutti i giochi di ruolo. Questo appartiene alla variante che si chiama gioco di narrazione (in cui i giocatori creano insieme delle storie, facendo a meno dei dadi e a volte aiutandosi con costumi e oggetti di scena): si chiama On Stage!, è stato ideato negli anni Novanta dal sociologo Luca Giuliano con una formula di destrutturazione e riappropriazione dei classici che si è estesa velocemente da Shakespeare fino ai capolavori della letteratura, del cinema, dei fumetti. Funziona così: si prende un testo e se ne ricavano dei personaggi-archetipo (la vittima, il crudele, il subdolo, la seduttrice). Ad ogni giocatore spetta animare il proprio personaggio con un´identità stabilita (si può decidere che il subdolo Polonio, per dire, sia l´eroe positivo della situazione) e una missione coerente con il suo carattere, e farlo interagire con gli altri in intrighi, amori, tradimenti, lotte per il potere. Tematiche che non appartengono solo a Shakespeare: difatti le espansioni di On Stage! prevedono un numero impressionante di sceneggiature. Volendo, si può essere per una sera Don Giovanni o Buzz Lightyear, Orlando paladino o Dylan Dog, e si può scegliere se reinventare Antigone o un film di Nino D´Angelo.
On Stage! è uno dei giochi sperimentati a Roma lo scorso weekend, a FNORDcon, la convention di giochi di narrazione su iniziativa di alcune fra le maggiori associazioni ludiche italiane. Un´iniziativa che smentisce subito chi è ancora convinto che i giochi di ruolo siano legati indissolubilmente al genere fantasy: iscritti e semplici visitatori si sono ritrovati fra i mercenari dell´Italia rinascimentale, nella Trieste austro-ungarica, su un dirigibile sperimentale durante la Guerra fredda, nella Belle Epoque, nell´Aleph di Borges, tra gli Jedi di Star Wars.
Dietro la riunione, un aumentato interesse anche da parte delle istituzioni (il Comune di Roma, per esempio, sta organizzando una serie di incontri per avvicinare le famiglie al role playing), e una passione antica. C´è il manifesto di un gruppo ludico, Flying Circus, che spiega molto bene le radici di quella che potrebbe sembrare una stravaganza e che ha invece anticipato persino le attuali avanguardie letterarie: "Prima di Internet, prima degli sms, prima delle automobili, prima della scrittura e prima delle città, già esistevano le storie. Era il principio, e l´umanità trovava nella narrazione e nel racconto uno dei modi più autentici per incontrare altre persone". L´idea è che quella modalità non soltanto non sia stata superata dalle tecnologie, ma che grazie ad esse si sia rafforzata. Dice Daniele Lostia, uno degli organizzatori di FNORDcon: «Sta diminuendo la passività di chi ama le storie, e che sempre più desidera vivere in prima persona e insieme ad altri quel che fin qui ha visto in televisione, ha letto sui libri o ha semplicemente immaginato».
Quelli che si incontrano per raccontare si sono rivolti molto presto alla letteratura. Racconta Alberto Panicucci del gruppo romano RiLL: «Questo modo di giocare ha avuto il grande merito di incuriosire persone che non avrebbero mai accettato di impersonare un cavaliere in un´avventura fantasy. E di far aumentare il numero di giocatrici. Le donne sono più ricettive e narrative: per loro, giochi come On Stage! sono perfetti". E alla prevedibile accusa di tradimento dei classici, Panicucci risponde così: «E´ vera: il nostro è un assoluto tradimento e, insieme, un atto d´amore. Molti non vanno a teatro ma perché i grandi testi vengono resi noiosi da certo insegnamento scolastico. Ma quando li interpretano, reinventandoli, li scoprono». E, certo, li amano.